Dialoghi di SIA: 1° incontro
Regolamenti EU su Finanza sostenibile: quali prospettive per l’impact investing
Cominciano i Dialoghi di SIA, la serie di incontri dedicata al network per discutere di temi di utilità comune e interesse condiviso. Lo scorso 29 marzo 2022 ci siamo riuniti per la prima volta e ci siamo confrontati sulle implicazioni e le criticità dei Regolamenti Europei in materia di finanza sostenibile, al fine di incoraggiare il mutuo apprendimento e identificare quelle aree su cui Social Impact Agenda per l’Italia può dare un contributo rilevante.
Siamo partiti dall’analisi dei seguenti regolamenti:
- Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD);
- Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR);
- Taxonomy regulation.
La discussione si è poi ampliata e arricchita di altri elementi grazie agli interventi dei partecipanti, che hanno condiviso le loro esperienze e competenze in questo ambito.
Indicatori – Emerge la necessità di avere degli indicatori affidabili, robusti e possibilmente semplici e aggregabili. Vi è un trade off: da una parte tra rilevanza e specificità delle informazioni; e dall’altra tra aggregabilità e comparabilità delle informazioni.
L’approccio ESG, negli ultimi due anni, ha acquisito una rilevanza sempre maggiore e sempre più strategica nel campo delle metriche, ma mentre per quanto riguarda la questione ambientale la strada è meglio indicata, con una tassonomia più formalizzata, indicatori oggettivi e regole cogenti; per quanto riguarda la questione sociale l’indicazione è ancora molto generica. Rimane il problema di data accountability, trasparenza, indicatori.
PMI – Per le piccole aziende l’implementazione di questi regolamenti sarà complessa. Vi è un trade off non solo sui dati, ma anche sulla domanda di investimenti: il rischio è che le imprese, soprattutto di piccole e medie dimensione, siano scoraggiate nel produrre alcune informazioni e quindi poco incentivate ad essere compliant.
Washing – I regolamenti sono iniziative importanti proprio perché mirano a contrastare il washing, che rappresenta un rischio a tutti i livelli ESG. Si prova a dare più informazioni al consumatore, fornendo più indicatori per consentire di avere un’opinione sul prodotto in cui si vuole investire e avere un benchmark sul resto delle aziende. Un approccio d’impatto può ridurre i rischi di washing, più evidenti nel campo ESG, dando maggiore enfasi alla misurazione degli impatti.
Tassonomia sociale – L’ultima bozza pubblicata dalla Platform on Sustainable Finance compie da un lato un passo in avanti: è stakeholder centrica e, rispetto alla versione precedente, riconosce l’impatto sui vari stakeholder oltre ai dipendenti; inoltre, presenta una gestione facilitata grazie alla suddivisione degli obiettivi per gruppi di stakeholder e la declinazione degli impatti sociali per gruppo. Dall’altro, però, rimane molto generica sulle metriche, suggerendo di rifarsi a standard internazionali, e lascia aperti alcuni punti fondamentali, come la definizione di cosa si intenda per criteri di SC (Substantial Contribution) e DNSH (Do No Significant Harm), oppure quale relazione ci debba essere con gli obiettivi ambientali.
Management – Si evidenzia l’importanza di concentrarsi maggiormente sul management, altrimenti risulta difficile integrare la S (Social). Anche nel Social Economy Action Plan l’enfasi è posta su impact measurement, ma non si fa menzione del management.
Tema dei doveri fiduciari del responsabile – Emerge l’interrogativo rispetto a quanto il CEO sia autorizzato a utilizzare risorse economiche finanziare dell’impresa, sottratte ai dividendi, per intraprendere azioni attive e positive nei confronti del contesto esterno in cui opera l’azienda in un’ottica di lungo periodo.
Governance – In termini di sostenibilità dell’impresa, i rischi reali riguardano sia i comportamenti individuali che collettivi. I veri rischi nascono soprattutto dai comportamenti del management aziendale, che possono essere affrontati dalla business ethics. Chi opera nell’organizzazione è nella posizione più adeguata per rispondere a questi rischi. Bisogna individuare e accettare indicatori granulari, che presumono che si possano fare delle valutazioni (non solo misurazioni) secondo schemi concordati che riducano il rischio della soggettività di chi valuta.
Forma di impresa – La forma oggi dominante non facilita questi processi, sia il rilievo di dati non finanziari che il posizionamento strategico delle imprese, e fa emergere un conflitto tra modello di impresa focalizzato sul vantaggio degli shareholder e quello focalizzato sui benefici per gli stakeholder. Il modello di impresa oggi dominante non è adeguato a produrre valore condiviso. È il momento di studiare le forme di impresa più adeguate alla sostenibilità, che facilitino i legali rappresentati a prendersi maggiori responsabilità.
I Dialoghi di SIA tratteranno vari temi e avranno una cadenza bimestrale, per consentire una continuità nell’approfondimento e nella riflessione. Gli incontri sono riservati ai nostri Soci e ai membri del Comitato Scientifico, ma potranno accogliere il contributo e la partecipazione anche di persone esterne al network, esperte e interessate agli argomenti trattati.
Ci vediamo al prossimo appuntamento!
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