Quello che l’Italia sta percorrendo è “un sentiero di sviluppo insostenibile”, afferma ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile nel suo nono Rapporto annuale “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” recentemente presentato.
Nel Report si legge che le scelte del Paese al fine del raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030, sono inadeguate e carenti: solo 8 sui 37 obiettivi quantitativi relativi a impegni europei e nazionali sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri 7 il risultato è incerto.
Malgrado gli impegni assunti a livello internazionale, anche con la firma del Patto sul Futuro, tra il 2010 e il 2023, l’Italia ha subito peggioramenti per 5 Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Pochi miglioramenti sono stati riscontrati per 6 Goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più significativi riguardano 5 Goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione.
L’unico miglioramento vistoso è quello relativo all’economia circolare.
Il quadro italiano risulta ancora più grave se si osserva il gap tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. In base a una serie di studi e sondaggi di recente realizzazione, nove italiani su dieci sono spaventati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è certo che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di rottura” e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% pensa che l’Italia debba consolidare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre solo il 25% ritiene che le scelte del Governo siano effettuate a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia agendo considerando le prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20).
“La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing – afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione. Il titolo del Rapporto di quest’anno, ‘Coltivare ora il nostro futuro’, esprime l’urgenza di operare adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte attraverso azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Per riuscirci dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e dobbiamo agire di conseguenza, senza esitazioni, con il senso di urgenza che l’attuale condizione impone”.
È impellente ed essenziale un radicale mutamento di pensiero e pratica, che dove lo sviluppo sostenibile diventi perno di tutte le politiche nazionali, velocizzando e non procrastinando le transizioni ecologica e digitale, contrastando fattivamente le disuguaglianze, anche territoriali, traendo beneficio dalle opportunità legate alle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni.
Le scelte dell’Italia sono legate a quattro possibili “game changer” che potrebbero condizionare profondamente il futuro del Paese, si legge nel Rapporto:
- La legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli SDGs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia.
- Le direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale.
- Il nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo.
- La riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. La recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 105/2024) rafforza questo principio, affermando che la tutela dell’ambiente è un valore assoluto.
In questa logica, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una “valutazione d’impatto generazionale”. L’opportunità unica di trasformare il modello di sviluppo dell’Italia in una direzione più equa e sostenibile dipende dalla capacità di agire rapidamente e con decisione oggi.
Per maggiori informazioni consulta e scarica il Report.
Fonte: Comunicato Stampa ASviS