Ritorna anche quest’anno il Rapporto sui Territori, da poco pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Giunta alla sua quinta edizione, l’indagine studia ed elabora circa 100 indicatori elementari e indici compositi, fornendo un esame della condizione dei territori italiani nell’arco di tempo 2010-2023, sottolineando evoluzioni positive, ostacoli e gap geografici.

Il Rapporto 2024 sottolinea come, nei 13 anni oggetto di indagine, sui 14 Obiettivi di sviluppo sostenibile presi in esame, l’unico miglioramento conseguito nella maggior parte del territorio nazionale riguarda l’istruzione. Non si può dire lo stesso relativamente ad altri obiettivi quali povertà, acqua e sistemi idrici e qualità degli ecosistemi terrestri. Le Regioni italiane, insomma, pare non abbiano sviluppato percorsi sufficientemente efficaci in termini di attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini ha così commentato quanto si apprende nella Ricerca: “dal Rapporto emergono diverse criticità, che proponiamo di affrontare con misure concrete, da definire coinvolgendo la società civile in un dibattito politico, pubblico e culturale. È indispensabile intervenire, anche con politiche nazionali volte a ridurre le disuguaglianze sociali, prendersi cura dell’ambiente e innovare i sistemi produttivi, coerentemente con gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale e con i principi della Costituzione, in particolare quelli di tutelare ambiente, biodiversità ed ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. È un processo che, come indica il titolo del Rapporto, deve iniziare dal basso, ‘alle radici della sostenibilità’, e riconoscere la diversità di esigenze, di rischi e di opportunità tipica del nostro Paese”.  

Il Documento sottolinea come le già note differenze Nord-Sud permangano. Nello specifico, Povertà, Acqua e Vita sulla terra e Giustizia e istituzioni sono obiettivi che vivono un’involuzione nella maggior parte delle regioni, mentre Nord-Ovest e Nord-Est denotano importanti progressi relativamente all’Istruzione.

“I drammatici ritardi dell’Italia sui 17 SDGs in Regioni, Province autonome e Città metropolitane possono essere recuperati a condizione di concentrarsi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030 – afferma il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. Occorre mettere a frutto le esperienze virtuose che emergono dai territori, che l’ASviS raccoglie e valorizza nel Rapporto odierno, e usare adeguatamente le risorse a disposizione, a partire dai 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%. Questa incapacità di usare le risorse disponibili penalizza in particolare il Mezzogiorno, già gravato dalla rimodulazione del PNRR approvata nel 2023, che ha eliminato il vincolo di destinare almeno il 40% delle risorse alle Regioni del Sud e dalla riduzione del Fondo perequativo infrastrutturale (da 4,6 miliardi a circa 700 milioni di euro) prevista dalla legge di Bilancio 2024, contrariamente a quanto prevede la nostra Costituzione. Vanno colte le opportunità del Regolamento Ue sul ripristino della natura che, imponendo lo stop immediato al consumo di suolo in aree molto significative del territorio nazionale, va utilizzato per investire in progetti di rigenerazione urbana, con ricadute positive su occupazione e qualità della vita. Occorre inoltre diffondere le buone pratiche dei Climate City Contract predisposti dalle nove città italiane coinvolte nella missione Ue e porre attenzione alla definizione di una strategia per la montagna, da affiancare a quella per le aree interne”. 

Il Rapporto individua quattro temi fondamentali da esplorare e rispetto ai quali attuare scelte e politiche non più prorogabili e racchiude le proposte dell’ASviS per condurre l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. 

Il primo tema è connesso alla recente approvazione del Regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature restoration law), avvenuta nel giugno passato. Tale documento prescrive lo stop obbligatorio e immediato al consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane e stabilisce un incremento delle aree verdi e della copertura arborea dal 2031. 

Secondo tema prioritario è quello delle politiche climatiche per le città. Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino, ovvero le 9 città italiane che hanno preso parte alla Missione europea delle città a impatto climatico zero vantano oggi delle esperienze positive che altri contesti urbani potrebbero “importare”, sostiene la Ricerca. Quest’ultima sottolinea altresì l’importanza dell’attuazione della direttiva europea  “Case Green”, individuandola come occasione assai importante per migliorare la qualità del patrimonio edilizio e perseguire, entro il 2050, il goal di un parco immobiliare a emissioni zero. Per quanto attiene i trasporti, nei 10 anni a venire, il nostro Paese deve diminuire il tasso di motorizzazione, che oggi si attesta al 67%, per conformarsi alla media europea del 51%. 

Il terzo tema-chiave individuato nel Rapporto riguarda la rigenerazione urbana e delle politiche abitative di pari passo alla realizzazione e al rispetto delle Agende per lo sviluppo sostenibile locale: specificità locali ed emergenze ambientali devono essere i due temi attorno a cui ragionare in ottica di pianificazione urbana e politiche di coesione territoriale, solo così sarà possibile un’inversione (positiva) di marcia.

Quarto e ultimo aspetto nodale da tener presente, secondo il Rapporto, sono le politiche per la montagna e le aree interne: ad esse va attribuita una nuova rilevanza, anche alla luce di tutte le criticità, sempre più forti, legate alla crisi climatica.
A questo riguardo, la Ricerca menziona tre disegni di legge sulla montagna in corso di discussione al Senato e sottolinea la stringente necessità di specifiche misure di legge.

Il Rapporto illustra, inoltre, 30 buone pratiche sviluppate coerentemente a quanto previsto dall’Agenda 2030: 127 i progetti segnalati a seguito della campagna ASviS 2024 (nel 2023 ne erano stati segnalati 64), a riprova del cresciuto impegno in chiave SDGs da parte dei territori.

Consulta ed effettua il download del Rapporto sui Territori 2024 di ASviS.